Bercia nei social con noi!
Ora si fanno i conti ! Ci apostrofava, l’indice minacciosamente alzato, la mamma quando da ragazzini si combinava qualche pasticcio. E indubbiamente di pasticci la politica italiana ne ha combinati parecchi in questi ultimi 15 anni, così tanti da portare in occasione delle recenti consultazioni regionali quasi due italiani su tre a disertare le urne con un costante incremento di coloro che guardano con insofferenza e fastidio alle istituzioni ed a chi le rappresenta. La distanza tra ceti, tra centro e periferie, tra provincia e metropoli, si va allargando tanto che in certi quartieri di Roma l’astensione è arrivata a toccare punte del 75%. Per questa ragione appaiono sempre più stonati i commenti del giorno dopo, sia quelli trionfali della destra (comunque premiata a conferma di un solida capacità di seguito) che, a maggior ragione, quelli meditativi e talvolta assurdamente giustificativi di chi ha perso. Eppure…facciamo i cont, come detto. A leggere i risultati abbandonando le decisive ma forse improprie percentuali calcolate sui soli voti espressi, ci si accorge che hanno perso tutti. Non c’è nemmeno bisogno di fare confronti lontani, basta guardate ai dati delle politiche del 25 settembre, poco più di quattro mesi fa. Ebbene: in Lombardia Fratelli d’Italia ha perso 670.687 voti. La Lega, in margine ai toni trionfalistici del “Capitano”, perde 225.209 voti. Il Partito Democratico conta 343.072 suffragi in meno fino al naufragio della “Ferrari Renziana” scesa da 513.620 consensi a 122.356. Nel Lazio le cifre non sono molto diverse: 331.715 voti in meno per Fratelli d’Italia, 183.080 in meno per il PD, 156.023 il calo di AzioneItalia Viva. Una erosione significativa anche considerando il diverso appeal delle prove elettorali. Eppure il tema, che dovrebbe interrogare con forza una classe politica sempre più autoreferenziale, viene rimosso quasi con fastidio, con qualcuno (per esempio il direttore di Repubblica) che arriva ad incolpare gli astenuti del largo successo (in proporzione dei voti espressi) delle destre. Poi c’è che se la prende con il tempo (il meteo, dico) e infine c’è chi pare rassegnato alla sconfitta. Ma qualcuno che si faccia delle domande sulle ragioni di questa disaffezione ? Qualcuno che arrivi a cogliere i rischi indicibili connessi alla deriva populista e astensionista ? Non sarebbe il caso di cercare di recuperare il contatto con il mondo, con la realtà, con la gente, abbandonando le torri eburnee del potere ? Va da sé che il discorso vale in particolare per le forze della sinistra democratica che sembrano aver abdicato ad ogni speranza, quasi rassegnate al predominio di un avversario che pure si dimostra giorno dopo giorno almeno maldestro se non a tratti decisamente pericoloso. Sembra che un destino ineluttabile consegni il pensiero progressista ad un gioco di rimessa, di piccole ripicche, di sfide personali. Eppure… torniamo a fare i conti. Se misuriamo i risultati sugli aventi diritto al voto le elezioni del 12 febbraio ci dicono che in Lombardia il partito della Meloni ha raggiunto il risultato dell’8,6% , la Lega il 5,7%. Nel Lazio FDI sarebbe al 10,79% e Salvini al 2,7%. Ora, è evidente che ipotizzare una partecipazione al 100% è pura utopia, ma anche rifacendo il conto al 70% di voti espressi ( roba ordinaria fino a qualche anno fa) i fratelli di Giorgia salirebbero nel Lazio al 15,4% e in Lombardia al 12,2%...insomma ad averne di voglia di spazio ce ne sarebbe per ribaltare la situazione. Certo per farlo bisogna cambiare, muoversi, agire e smetterla una buona volta con "le parole celebrative del nulla"(Faber dixit).