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Su Ennio Morricone è stato detto e scritto molto, mai troppo.

Abbiamo avuto la fortuna di crescere in compagnia delle sue straordinarie musiche, ci ha fatto vedere e sognare un mondo che neanche potevamo immaginare, ci ha fatto scoprire un pianeta del quale solo i grandi geni conoscono le coordinate. E’ uscito di scena in punta di piedi, così come aveva vissuto. Nel suo autonecrologio ha chiesto che i funerali si svolgessero in forma privata, “non voglio disturbare”. Che fosse una persona di una sconfinata umanità lo dimostrò la sera del primo Oscar vinto nel 2007, quando prese la statuetta dalle mani del divino Clint Eastwood ringraziò tutti coloro con i quali aveva lavorato, anche l’ultimo degli uomini di fatica, poi la dedica alla moglie Maria, sposata nel 1956, alla quale fece una dichiarazione d’amore davanti al mondo intero. A Maria è andata la parte finale del suo addio a questo mondo, l’autonecrologio che ha commosso tutti: “A Lei rinnovo l’amore straordinario che ci ha tenuto insieme e che mi dispiace abbandonare. A Lei il più doloroso addio”. C’era una volta Ennio Morricone, l’artista che disse no alla Rai: “offrendomi tanti soldi mi propose di registrare alcuni concerti con la conduzione di Carlo Conti, che è anche simpatico, ma ho rifiutato. Sarebbe diventato un varietà”. Qui c’è tutta l’anima di Ennio Morricone, il senso etico del grande maestro. Un giorno a Pasolini e Fellini, durante un pranzo, raccontò una sua idea per un film: l’incipit si svolgeva in un’epoca indefinita, "in una città popolata da gente onesta, buona, che crede negli ideali e che non ha un capo, una specie di anarchia costruita sulla bontà e la correttezza di ciascuno verso gli altri. Un giorno un uomo sostiene che questa falsa pace è alimentata dalla musica, che entra dento i sentimenti delle persone e sviluppa reazioni imprevedibili, drammatiche, gioiose, positive e negative, reazioni a causa delle quali la città sta perdendo la sua tranquillità. La soluzione è proibire la musica. Tutti sono d’accordo, l’idea è sua, gli altri l’accettano, perciò diventa un capo, senza volerlo diventa un capo. Dopodiché si comincia a non modulare la voce, si parla senza l’alto e il basso delle nostre corde vocali. Pian piano le costrizioni aumentano e il capo intanto sta diventando un dittatore…”. Si dice che Federico Fellini ne fu influenzato nel dirigere “Prova d’orchestra”, uno dei suoi tanti capolavori. La musica anche grazie ad artisti come Morricone è libertà, è qualcosa che unisce i popoli di tutto il mondo, le note musicali e le armonie rappresentano una lingua universale che parla all’intero pianeta. Non ci sono barriere, i muri li abbatte non li erige. La nostra esistenza è accompagnata dalla musica, ognuno ha la sua colonna sonora che parte dall’infanzia, ogni tappa importante ha la sua canzone che segna in maniera indelebile la nostra mente e la nostra anima. Ero molto piccolo quando i miei genitori mi portarono al cinema a vedere “C’era una volta il West”, la colonna sonora di Morricone continuai a fischiettarla per molto tempo. Ho riguardato quel film non so nemmeno io quante volte, provando sempre le stesse emozioni. Ciao Maestro, hai reso questo mondo migliore, grazie alla tua musica e alla tua grande umanità.