Bercia nei social con noi!

La paura dell’autunno: tra seconda ondata, crisi economica e vecchi vizi. Il dubbio mi è venuto parecchie volte: ma questo è un paese emendabile oppure, qualunque cosa accada, è una partita persa?

 A leggere le cronache di questa fase di purgatorio,  stretta tra la quarantena e la speranza di una (speriamolo) prossima fine dell’espansione del malefico virus,  cascano le braccia. Ricordate i propositi sventolati dai balconi, sulle piattaforme social, in tv e sui giornali durante la grande paura ? Saremo migliori, ritroveremo la solidarietà e la forza, ci aiuteremo e alla fine sarà solo come aver vissuto un brutto incubo. Ecco; è bastato che calasse il livello di preoccupazione, si riaprissero le attività e riprendesse il lavoro della magistratura per vedere esplodere una quantità di avvisi di garanzia per corruzione, manipolazione, turbative d’asta e chi più ne ha più ne metta. Il rapporto ANAC del 2 luglio arriva a parlare, per assurdo e come termometro di un malcostume ormai istituzionalizzato, di un progressivo decadimento della qualità della corruzione con mazzette rappresentate da “utilità” come lavori domestici, trasporti, pasti ( testuale “funzionari corrotti anche con un abbacchio”)  buoni benzina, fino a chi si accontenta anche di 50 euro…

Ed il bello è che per rimuovere gli indagati per corruzione all’autorità competente tocca spesso insistere più volte presso l’amministrazione che si barrica dietro la mole ingentissima di burocrazia, sventolando la bandiera del garantismo. Ma la inveterata tendenza alla “furbizia” non finisce certo qua. Si va dagli studi legali multimilionari  che attingono alla CIG-Covid  scaricando così sulla Stato oneri che potrebbero tranquillamente sopportare, alle grandi aziende che cercano di scansare le imposte trasferendosi all’estero ma che sono poi pronte alla richiesta-ricatto per godere dei finanziamenti agevolati ( altrimenti, chissà, visti i tempi gli stabilimenti in Italia potrei anche chiuderli…) ai professionisti di grido che non disdegnano i 600 euro riconosciuti come quota sopravvivenza a chi con la chiusura totale aveva perso le poche possibilità di guadagno. C’è poi chi approfitta della situazione proponendo contratti di lavoro retribuiti part-time contro un impegno lavorativo a tempo pieno ( di qualche giorno fa la notizia riferita a strutture alberghiere della costa sorrentina). Ora: il concetto di solidarietà e di cambiamento o non ce l’ho chiaro io oppure c’è qualcun altro che fa confusione.

Troppo spesso il  principio del sacro egoismo non riusciamo a coniugarlo che in maniera individualistica, senza riuscire a guardare più in là del nostro naso e cercando puntualmente qualcuno su cui scaricare le colpe come alibi per comportamenti border-line. La politica che non funziona, una classe dirigente vecchia ( peraltro te li raccomando i giovani saliti alla ribalta fino ad oggi..), un sistema fiscale iniquo e opprimente. Tutto vero, ma noi, ognuno di noi, che fa per questo paese ? Quando smetteremo l’abitudine di rimirarci allo specchio che ci hanno incollata addosso questi ultimi 25 anni di edonismo-tutto-diritti ?  La ministra dell’interno Lamorgese (o il ministro, fate voi) ha lanciato un preoccupato allarme in vista dell’autunno prevedendo un inasprimento della crisi e il rischio di disordini cavalcati da opposti estremismi. Un timore diffuso ed un allarme che è già risuonato più volte (Sassoli, presidente del parlamento europeo ha detto” dell’autunno non abbiamo paura, siamo proprio terrorizzati”).  

I numeri che stanno uscendo su produzione e prospettive PIL ci condannano ad un periodo sicuramente difficile ma in altre epoche l’Italia ha saputo trasformare problemi in opportunità, momenti di tensione in occasioni di consolidamento del sistema, crisi temute in successi ammirati. La ricetta è sempre lì, sotto gli occhi di chi la vuol vedere: doveri ma non a discapito dei diritti (quelli veri, non quelli dello specchio) solidarietà, iniziativa e voglia di rimettersi in discussione, accettazione delle sfide e rilancio sui temi del lavoro, dell’innovazione, dell’economia verde, della rete infrastrutturale.  Serve un’idea di paese e sarebbe bello che i primi ad avercela fossero coloro i quali sono e saranno chiamati a guidare le Istituzioni, ma intanto cerchiamo di avercela ognuno di noi un’idea di paese che sappia andare oltre le mura di casa . Chissà, forse così l’autunno potrà essere meno triste..