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Il panorama della parità in Italia è sconfortante, i vertici della società e delle istituzioni sono ad esclusivo appannaggio degli uomini.

All’Università sei rettrici e settantasei rettori, in politica cinque ministre e tredici ministri, in magistratura centodiciannove donne contro trecentoquindici uomini. Non va meglio nel privato: nelle imprese cinquemila amministratrici delegate contro diciassettemila amministratori. Si potrebbe andare avanti, la lista dei confronti è lunga ma è impari, il potere purtroppo è ancora nelle mani dell’uomo, il nostro paese fatica ad abbandonare la sua matrice patriarcale. Si può partire da qui per cercare di spiegare il divario netto che separa l’Italia dall’Europa, ma questi numeri ci fanno anche capire le mancanze di cultura e di civiltà che marchiano a fuoco la nostra società. La donna è ancora ostaggio della gretta mentalità maschilista, e questa si manifesta non solamente con l’estromissione della donna da incarichi di responsabilità ma anche, e soprattutto, con la violenza che ogni giorno deve subire, soprattutto tra le mura domestiche. I dati forniti e diffusi ogni anno dall’Istat sono impressionanti: Il 31,5% delle 16-70enni (6 milioni 788 mila) ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale: il 20,2% (4 milioni 353 mila) ha subìto violenza fisica, il 21% (4 milioni 520 mila) violenza sessuale, il 5,4% (1 milione 157 mila) le forme più gravi della violenza sessuale come lo stupro (652 mila) e il tentato stupro (746 mila).
Ha subìto violenze fisiche o sessuali da partner o ex partner il 13,6% delle donne (2 milioni 800 mila), in particolare il 5,2% (855 mila) da partner attuale e il 18,9% (2 milioni 44 mila) dall’ex partner. La maggior parte delle donne che avevano un partner violento in passato lo hanno lasciato proprio a causa delle violenza subita (68,6%). In particolare, per il 41,7% è stata la causa principale per interrompere la relazione, per il 26,8% è stato un elemento importante della decisione.
Il 24,7% delle donne ha subìto almeno una violenza fisica o sessuale da parte di uomini non partner: il 13,2% da estranei e il 13% da persone conosciute. In particolare, il 6,3% da conoscenti, il 3% da amici, il 2,6% da parenti e il 2,5% da colleghi di lavoro.
Il 25 novembre sarà la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, sentiremo tanti discorsi, soprattutto dai politici, gli stessi che ascoltiamo ogni anno per poi constatare, l’anno seguente, che nulla è cambiato, anzi. Quando avremo un donna Presidente della Repubblica? In che anno vedremo entrare a Palazzo Chigi un Primo Ministro donna? Ma soprattutto mi chiedo quanto dovremo attendere per non leggere più di donne uccise da mariti o compagni violenti che non accettano di essere lasciati. In Italia ogni tre giorni muore una donna vittima dell’arroganza e dell’ignoranza dell’uomo. Il femminicidio va fermato, ma perché ciò avvenga occorre un salto di qualità a livello culturale e civile. Le donne sono l’unico gruppo oppresso nella nostra società che vive in intima relazione con i propri oppressori, infatti è proprio tra le mura domestiche che si consumano queste tragedie. Il conferimento dei poteri alle donne nel nostro paese deve iniziare il prima possibile e non può che condurre a una vita più giusta e pacifica per tutti.