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Nonostante le pressioni a livello internazionale, le sollecitazioni giunte dalle segreterie di primi ministri europei, gli appelli delle star di Hollywood, Patrick Zaky resta in carcere per almeno altri 45 giorni.

Lo studente egiziano è stato arrestato a febbraio mentre faceva ritorno a casa sua, a Mansoura, dove era giunto con un volo da Bologna, città dove frequentava l’Università. E’ accusato di propaganda e cospirazione contro lo stato egiziano. Il carcere dove si trova rinchiuso si chiama Tora ed è considerato l’inferno delle prigioni egiziane. La cella di Patrick è affollata e non prevede né letto né materasso. Durante l’ultima udienza, in compagnia di altri 700 detenuti, è apparso pallido e infreddolito, ha avuto giusto il tempo di ripetere al giudice di non aver fatto nulla di quanto gli viene imputato, la stessa accusa che ha portato in carcere migliaia di persone in Egitto. Ovviamente la notizia della mancata scarcerazione ha scatenato un’ondata di indignazione in tutta Europa. Amnesty International ha chiesto ai vari governi europei azioni più decise e prese di posizioni più determinate. L’appello è stato anche, e soprattutto, rivolto al governo Conte che in questi mesi si è mosso in maniera piuttosto timida. Mentre in Egitto si continua a calpestare anche il più elementare diritto umano, a Parigi in queste ore il presidente Abdel Fatah al Sisi è in visita ufficiale, ricevuto dal presidente Emmanuel Macron con il cerimoniale che si riserva ai grandi capi di stato. La visita è ovviamente contestata da tutte le associazioni per i diritti umani d’Oltralpe, dove nessuno si è dimenticato la morte del professor Eric Lang in circostanze molto simili a quelle di Giulio Regeni. Inoltre c’è anche la magagna della detenzione di Ramy Shaath, marito della francese Cécile Lebrun, con le stesse accuse rivolte a Patrick Zaky. La risposta di Macron al polverone mediatico sollevato in queste ultime ore è a dir poco sconcertante: “Non siamo d’accordo sui diritti umani, ma continueremo a vendere armi all’Egitto per non indebolire la lotta contro il terrorismo”. Al Sisi sorride e ringrazia, se la cava con una piccola tirata di orecchie che fa semplicemente tenerezza. Da parte del governo italiano per il momento neanche una piccola raccomandazione a non fare il birichino, l’esportazione delle armi italiane in Egitto non viene minimamente messa in discussione, gli affari sono affari, alla faccia delle migliaia di giovani persone che stanno marcendo nelle celle di Tora.