Bercia nei social con noi!

Correva l’anno 1998 quando Nanni Moretti nel film Aprile invitava D’Alema a dire qualcosa di sinistra.

È passata tanta acqua sotto i ponti, a quasi ventitre anni di distanza da quella rumorosa battuta si potrebbe invitare il Partito Democratico non a dire, ma a fare qualcosa di sinistra. Questa riflessione sorge spontanea dopo aver letto la lista dei ministri del nuovo governo Draghi e aver constatato che i tre ministri PD sono tutti maschi, nessuna donna. Nicola Zingaretti per la verità ha subito cercato di disinnescare la bomba tramite i social: “In questi mesi abbiamo scommesso molto sulla valorizzazione della forza delle donne, ma nella selezione della componente PD nel governo questo impegno non ha trovato rappresentanza”. In poche parole ha sciolto gli ultimi dubbi: i ministri li ha scelti Draghi, lui ha soltanto firmato distrattamente le carte. La pubblica promessa di rimediare con la nomina dei sottosegretari non ha spento l’incendio che nel giro di poche ore è divampato. Una delle uscite più velenose porta la firma della deputata Debora Serracchiani la quale chiede pubblicamente se il PD sia un partito per donne. Poi il carico da dieci: “Non ci sono più scuse nemmeno per le donne Dem, che devono imparare una dura lezione: nessuno spazio ci sarà dato per gentile concessione”. Anche la presidente del PD Valentina Cuppi ci va giù leggera: “Stavolta la misura è colma, ci incontreremo per decidere come agire, non lasceremo passare quanto accaduto”. Con quale credibilità il Partito Democratico può discutere di gender gap e farsi portavoce di un movimento di rivendicazione di reali pari opportunità se poi, coloro che comandano il vaporetto, non sono capaci di affermare nella realtà dei fatti questo principio? Ma soprattutto il PD è ancora un partito di sinistra? Se ad Enrico Berlinguer fosse data la possibilità di rimettere piede in questo mondo dopo soli cinque minuti schiumerebbe di rabbia, statene certi. In Italia oggi c’è ancora una sinistra reale, milioni di Italiani che non votano perché non si riconoscono in nessun partito dell’arco costituzionale. Una sinistra composta da uomini e donne impegnati nel volontariato e in associazioni a tutela dei diritti e dell’ambiente, da lavoratori stabili o precari, dal popolo che abita le periferie, da tutti coloro che non si rassegnano e si battono per un mondo migliore. Chi rappresenta questa parte importante e rilevante del nostro paese? In attesa di una risposta restiamo alla finestra a guardare lo spettacolo: c’è il tenero Nicola Zingaretti che cerca di rimediare all’ennesima gaffe che porterà al minimo storico il suo partito, quello che una volta rappresentava la sinistra italiana.