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A Torino i barboni sono esiliati in periferia perché “degradano” il centro./

La decisione dell’amministrazione comunale di Torino di allontanare i clochard dal centro della città per questioni di “decoro” va ad aggiungersi alle mille e più manifestazioni di crescente egoismo, di  aumento delle differenze sociali ed economiche, dell’emarginazione dovuta alla crisi, della paura del diverso.  Il blitz dei vigili urbani, sollecitato da richieste della “gente perbene” ed avallato dal Comune offre una dimostrazione plastica della deriva della società nella quale stiamo vivendo. Abbandonati ormai da tempo nella sostanza e nella pratica, i concetti di solidarietà, di comunità, di assistenza ed anche di pietà residuano come forme retoriche nelle dichiarazioni di rito di politici e amministratori di vario livello e colore salvo poi essere smentite dai fatti, abbandonate da un canto come se fossero solo vecchi trucchi del mestiere. Conta l’apparenza, conta far vedere che il tavolo luccica ed il tappeto è di Persia e poi che importa se sotto ci sta lo sporco, se sotto ci stanno i problemi e l’emarginazione, la sofferenza, la povertà. La smania di successo e di visibilità sono ormai talmente forti da essere diventati elemento costitutivo di questa nuova pretesa natura umana con netto vantaggio dell’apparire sull’essere. Se si è  poveri si è prima di tutto colpevoli. L’accusa ( mai esplicitata verbalmente ma chiara nei comportamenti) è quella di essere prima ancora che miseri,  dei perdenti, dei non allineati, dei pericolosi soggetti che schivano ( a volte anche volontariamente)  la patinatura dei social media,  che rifiutano il successo, che sono lontani dal luccichio illusorio della prima fila. Se sei in difficoltà perché hai perso il lavoro o non sei mai riuscito a trovarlo, se ha perso la famiglia, la casa, così tanto da essere costretto a cercare rifugio sotto i portici della città, dentro i portoni, nelle terrazze abbandonate dei ristoranti chiusi, se rischi come accaduto pochi giorni fa di morire di freddo, allora sei un perdente e vai cacciato via. Lontano dagli occhi perché sei l’esempio negativo. Emarginazione su emarginazione con lo spostamento in periferia, là dove vivono ( evidentemente secondo la logica dell’amministrazione del capoluogo piemontese ma non solo..) persone più simili a loro, là dove non importa se occupi i marciapiedi che forse nemmeno ci sono. Non fa differenza se a guidare una città sono partiti nominalmente di destra o di sinistra, perché la differenza ormai non c’è più. Tutto è livellato dalla rincorsa verso un perbenismo di facciata, un equilibrismo tattico esasperato, una scelta aprioristica verso modelli-immagine che guardano alla forma, all’estetica e al guadagno in danno di valori e principi, di conquiste e lotte ormai archiviate come ferro vecchio. Non è servito, come appare evidente, nemmeno l’ultimo sperato ribaltamento delle logiche consuete, ovvero la conquista di città e di spazi di governo da parte del Movimento 5 stelle, ben presto omologatosi all’andazzo consueto di chi si assuefà, ( e con piacere) alla gestione del poltronificio nazionale.  Così si cacciano ora i clochard dalle vie del lusso  e della “movida” perché la loro presenza non faccia da memoria di ciò che siamo e potremmo essere; già si archiviano come fastidiosi rumori di fondo le proteste degli operai delle fabbriche chiuse perché il padrone straniero ha deciso così ( dopo aver magari spolpato l’osso dei finanziamenti   pubblici); domani, quando verrà meno la copertura del blocco dei licenziamenti e vedremo schizzare in alto la percentuale della disperazione, metteremo anche quella sotto il tappeto ?