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Affermazioni incondivisibili dell’ex comico genovese sulla vicenda del figlio./

La parola fine sull’esperienza di Beppe Grillo come comunicatore, influencer e politico non l’hanno messa le giravolte e le spesso e sempre più imbarazzanti incertezze del movimento politico da lui fondato, ma lo sfogo irrazionale e demenziale nei contenuti a difesa del figlio Ciro accusato di stupro. Irrazionale perché dettato dall’istinto paterno, dalla voglia di vedere il figlio non più gravato dall’odiosa accusa, dal desiderio di credere a quanto lui afferma anche oltre le prove raccolte, anche oltre gli indizi a carico. Demenziale perché nei contenuti è la summa di pregiudizi, schemi mentali, giudizi preconcetti sulla donna che si continua a pensare superati ma che resistono invece forti e indomabili, che riaffiorano come muffa maleodorante e si traducono in atti di violenza, di sopraffazione, di prevaricazione che ogni volta qualcuno salta fuori a voler giustificare con l’ingiustificabile. L’equazione “accetta di bere quindi ci sta” non è una formula matematica, non è un paradigma che scioglie dai vincoli del rispetto e della gentilezza, “non ha reagito subito con una denuncia” ignora lo shock, il turbamento, la vergogna anche, per la cui elaborazione serve tempo, magari non gli anni di qualche arrampicatrice da “me-too”, ma nemmeno si può stilare un crono programma sulla base del quale stabilire se e quando si riesce ad elaborare il danno subito e si decide di renderlo pubblico.  Nel contesto che stiamo vivendo, con rigurgiti conservatori e irrazionali, in cui un neo-sciovinismo prende a braccetto l’egoismo economico e l’individualismo esasperato, rischiamo di perdere per strada anni di lotte e di conquiste, rischiamo di dimenticare una sensibilità acquisita e non bastano i proclami o le confezioni predeterminate di parità di genere che si possono imporre dall’alto. La dignità della donna, la sua ricchezza, la sua forza ( indiscutibilmente e da sempre superiore a quella dell’uomo se non sul piano fisico certamente su quello psicologico e morale)  sono un patrimonio dell’umanità da valorizzare  ben oltre alle “quote rosa”, un concetto che da solo, astratto da un contesto culturale che sappia riconoscere l’unicità della figura femminile nella società e nella vita di relazione,  sa un po’ di gabbia per specie protetta.  E’ necessaria, anche in questo campo, una forte reazione contro i troppi “Beppe Grillo” che circolano indisturbati e a volte camuffati ma pronti alla “zampata” ( ricordo il Vittorio Feltri che giudica in maniera non difforme  le vittime dei party sesso-droga-alcool di Milano).  Tra pandemia, chiusure forzate, martellamenti social e paure indotte stiamo regredendo  sia sul piano della politica ( sempre più dominio di cialtroni arrivisti) che sul piano dei diritti. Più che i ristoranti occorre riaprire la mente ed il cuore.