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25 aprile punto fermo nella storia italiana./

76 anni di pace. 76 anni di libertà e democrazia. Questa l’eredità che ci ha consegnato quel giorno di una lontana primavera, con il sole che brillava sopra un paese semidistrutto da una guerra feroce e spietata, sopra anime ancora divise e ferite. Le divisioni trasformatesi in odi durante i troppi anni nei quali era vietato esprimere un pensiero non allineato cominceranno a stemperarsi nella normale dialettica politica, si comincerà ad uscire dalla logica amico-nemico per passare al concetto più tollerante di avversario con il quale si discute ma al quale non ti chiude la bocca con la violenza. Questo paese con tutti i suoi limiti, le corruttele, i vizi endemici e le consolidate virtù ha le sue radici in quel momento fondante nel quale si è posta fine ad una tirannia ventennale ed ad una ancor peggiore e violenta occupazione militare. Protagonisti di quei mesi, accanto ai militari alleati impegnati a completare le operazioni di una guerra che si voleva chiudere, furono migliaia di giovani e meno giovani che trovarono nella ribellione e nella guerra partigiana motivo di orgoglio e di riscatto a nome di tutto un popolo troppo spesso vittima di un utilitarismo congenito. A questo lungo periodo di pace, a questi combattenti che hanno sacrificato gioventù e vita per offrirci almeno la possibilità d un futuro migliore dobbiamo oggi rispetto e memoria. Rispetto per i sacrifici,le privazioni, le torture, la morte che spesso hanno dovuto affrontare, per  l’idealismo che li portava ad abbandonare le famiglie e cercare un riscatto a nome di tutti, per la generosità con la quale hanno offerto il proprio corpo ed il proprio cuore. Rispetto anche per gli errori che hanno commesso perché quando hanno sbagliato lo hanno fatto all’interno di un contesto cattivo e ingiusto ma con una finalità che era comunque quella di voler restituire libertà e dignità ad un intero paese. Memoria poi, forse la cosa più importante quando il tempo con il suo implacabile incedere allunga le ombre e affievolisce le sensazioni. Memoria che tenga viva  la necessità che ha condotto a quella lotta e che la tenga viva per tutti, anche per coloro che oggi sventolano le bandiere che allora furono nemiche e che forse ignorano, forse non considerano che se possono farlo senza essere picchiati, purgati, incarcerati lo devono a coloro che in quei mesi hanno combattuto e sconfitto una dittatura che adesso sembra loro brillare di una identità che non c’era al di fuori della forza imposta. Memoria che non faccia dimenticare gli eccidi, brutali e gratuiti, eccessivi e disumani di Marzabotto, S.Anna di Stazzema, Fosse Ardeatine e dei mille altri luoghi nei quali oggi cominciano ad incrinarsi lapidi che andrebbero restaurate prima nelle coscienze e poi anche nei muri. Memoria che ci riporti e ridia un senso ai valori fondanti della democrazia, così spesso oggi bestemmiati dai nuovi imbonitori, violenti ancora solo nel linguaggio ma tendenzialmente pericolosi per la facile ricetta verbale che propongono. Dare un contenuto ai valori e non limitarsi ad accettare qualunque posizione in un concetto svuotato del pluralismo. Vale citare al riguardo quel che scrive Karl Popper “Se estendiamo l’illimitata tolleranza anche a coloro che sono intolleranti, se non siamo disposti a difendere una società tollerante contro l’attacco degli intolleranti, allora i tolleranti saranno distrutti e la tolleranza con essi”. Il 25 aprile, ogni anno, può servire per tornare a farci scorrere nelle vene il sangue forte della libertà.