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La condanna del sindaco di Riace lascia perplessi per la sua entità./  Il sindaco di Riace Domenico Lucano è stato condannato ieri a 13 anni e 2 mesi  per abuso d ’ufficio, falsità ideologica,  turbativa d’asta, peculato e malversazione a danno dello Stato e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. In punta di diritto va da sé che la sommatoria dei reati contestati avrà consentito ai giudici di Locri di emettere una sentenza inappuntabile. Quello  che stupisce, nella forma,è che sia stata quasi raddoppiata la pena rispetto a quella richiesta dal pubblico ministero ( 7 anni e 11 mesi)  e nella sostanza  che si sia  completamente annullata la valutazione del contesto e delle finalità dell’operato dell’ex sindaco di Riace. In pratica Lucano è accusato di avere favorito alcuni matrimoni tra persone del suo paese ed immigrati al fine di consentirne la permanenza in Italia e di avere affidato l’appalto dei rifiuti a due cooperative nelle quali lavoravano migranti senza rispettare tutti i passaggi previsti dalla legge. Ora: commettere atti illeciti seppure a fin di bene, se così possiamo dire, non è una pratica che può essere avallata in nessun paese ed in nessun contesto civile. Si può discutere sulle carenze storiche della politica sull’immigrazione ( carenza sulle quali una parte politica ha costruito e sta costruendo un consenso che solletica gli istinti più retrivi ), sulla folle burocrazie che impone agli enti pubblici passaggi infiniti prima di arrivare ad un risultato concreto, ma se questo è il contesto legislativo la soluzione è quella di combatterlo e cercare di cambiarlo con la politica e non bypassarlo per insofferenza. Ciò premesso quel che non si può non notare è che,  in un paese dove non passa giorno senza che venga scovato qualche amministratore con “le mani nella marmellata” , Mimmo Lucano non ha agito per tornaconto economico personale. Lo stesso PM nel corso della requisitoria d’accusa ha espressamente detto che “l’agire, anche illecito, di Lucano è stato determinato da interessi di natura politica”. Nel corso di questa vicenda che si trascina da 7 anni molte delle accusa verso l’ex sindaco erano state smontate dalla Cassazione quando aveva annullato il provvedimento di divieto di dimora emesso contro Lucano ritenendo che non ci fossero evidenze di comportamenti fraudolenti commessi dall’accusato.  E ‘ in questo contesto che non può non sorprendere l’entità della condanna. Peggio che prendere a fucilate gente per strada ( 12 anni a Luca Traini…ma già lui sparava a extracomunitari quindi meno grave? ) , di taglieggiare una intera cittadina ( Luciano Casamonica, 12 anni) , di essere boss mafioso di un paese a stretto contatto con il super latitante Matteo Messina Denaro ( Camillo Domingo, boss di Castellammare del Golfo, 12 anni) , di avere commesso uno stupro di gruppo ( due degli accusati di questo reato commesso pochi anni fa a Genova condannati a 5 anni e 8 mesi), di aver fiancheggiato la camorra ( Nicola Cosentino, ex sottosegretario condannato per associazione esterna di stampo camorrista, 10 anni). Una condanna che di queste dimensioni non può non diventare un fatto politico. A tre giorni dal voto per la Regione e dalle amministrative in importanti città italiane  ed in una situazione generale nella quale si semina e cresce l’odio, l’insofferenza, il disprezzo verso i diversi.  L’aria si fa pesante e vengono alla mente le parole dell’arcivescovo brasiliano Helder Pessoa Camara  “Dom Helder”: “Quando io do da mangiare a un povero, tutti mi chiamano santo. Ma quando chiedo perché i poveri non hanno cibo, allora tutti mi chiamano comunista.”