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Potrebbe essere una breve storia triste: un tizio acquista una Panda a metano con la speranza di risparmiare e far quadrare il bilancio, poi una mattina si alza, va al distributore, fa il pieno e al momento di pagare si accorge di aver speso il doppio esatto della settimana precedente.

Giramento di coglioni, cala il sipario, applausi a scena aperta. Potrebbe riassumersi in queste poche parole la scoppola arrivata tra il capo e il collo di milioni di italiani, ma c’è dell’altro. La riflessione più amara è che viviamo in un mercato selvaggio, dove le regole non ci sono e se esistono fanno solamente da ornamento. Le grandi lobby si muovono indisturbate, fanno la voce grossa, e noi poveri miseri mortali ne paghiamo continuamente le conseguenze. Normalmente se uno compra un’auto a metano è perché le studia tutte per sopravvivere alle mille spese, ai diecimila balzelli che avvelenano la nostra esistenza. Le autovetture alimentate con questo gas naturale sono perlopiù utilitarie. Difficile, per non dire impossibile, trovare una Jaguar, una Ferrari o una Porsche in fila al distributore per fare rifornimento di metano. Chi si può permettere un’auto da più di 50 mila euro se ne sbatte altamente di fare il pieno con 12 euro, e quando scorge al semaforo una Panda Natural Power guarda il conducente con commiserazione mista a tentazione di scendere e mettergli 10 euro sul tergicristallo. Tra l’altro le auto a metano sono lente e hanno poca ripresa, a volte per fare un sorpasso ci vuole sangue freddo, un consistente preavviso e tanta pazienza. Tutto questo per far capire che l’unico motivo che ti porta a scegliere il metano è il risparmio, raramente la salvaguardia dell’ambiente, in quest’ultimo caso meglio usare la bicicletta. Il prezzo è salito a più di 2 euro/kg, restano ferme le accise che continuano a gravare su tutti i carburanti, metano compreso. Quindi come al solito botte agli zoppi, a rimetterci sono sempre quelli che girano con pochi euro in tasca e nel conto corrente. In tanti ci siamo chiesti una spiegazione per questo raddoppio del prezzo senza nessun preavviso, sopraggiunto dalla sera alla mattina e con estrema disinvoltura. I gestori dei distributori hanno dato la colpa alle aziende che li riforniscono, le aziende hanno scaricato la responsabilità sulle multinazionali, quest’ultime si sono giustificate dicendo che è tutto rincarato e che tengono famiglia. La solita supercazzola (come se fosse antani) vista e rivista milioni di volte. I rappresentanti del Governo hanno fatto sapere che interverranno, prima però devono valutare bene la situazione attraverso una commissione d’inchiesta, quindi passeranno come minimo vent’anni prima che riescano a deliberare qualcosa. Nel frattempo Matteo Salvini farà in tempo ad affermarsi come cartomante, Luigi Di Maio ad aprire un chiosco di bibite gassate sul litorale vesuviano e Giorgia Meloni a convertirsi al comunismo marxista-leninista. “Avanti tutta” come si usa dire in queste circostanze, ma senza pigiare troppo sul gas, non ci resta che questo per risparmiare…