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Due settimane dopo il voto non passa giorno senza che si debba leggere una allarmata riflessione di qualche scrittore, artista, politologo o opinionista contro le politiche che si presume possa mettere in atto la prossima Presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Ogni esposizione è arricchita da previsioni e teorie sviluppate attraverso una malcelata superiorità intellettuale verso quel popolo che in maniera incosciente ha deciso di consegnarsi nelle mani di un futuro rischioso ed improbabile. Vale premettere  che niente mi lega alle idee ed al retroterra culturale e storico della coalizione uscita vittoriosa il 25 settembre ed ancor meno alle tesi così frequentemente esposte dagli esponenti del partito di maggioranza relativa e dalla sua leader. Mi infastidisce però che nonostante la batosta  niente scalfisca l’intellighenzia di sinistra, che si preferisca continuare ad elevar steccati anziché mettersi in dubbio, anziché tornare a mischiarsi con la gente ed a capire perché e quando è accaduta questa presunta incosciente palingenesi, anziché adoperarsi per mettere in moto idee e movimenti in grado di invertire il segno. Chiusa nella sua torre eburnea la categoria dei “maitre à penser”  è ormai scivolata in quella del “benpensanti” , in un rovesciamento dei ruoli rispetto al passato tanto clamoroso quanto pernicioso. Tanto che alla fine, seppur in maniera decisamente meno volgare  e violenta ( l’eleganza prima di tutto, ca va san dire..) queste esternazioni fanno il verso al Trump che non accettava l’esito del voto a favore di Biden. Così facendo però ci si consegna da sconfitti rancorosi alla storia, in passiva osservazione di ciò che sarà. Nel vuoto pneumatico di proposte che ha contraddistinto la campagna elettorale del PD, nel pericoloso debordare di forze populiste di dubbia coscienza democratica e nel consueto piccolo cabotaggio di avventurieri di Palazzo, è risuonata ripetitiva e stantia anche la voce dell’intellettualità che non ha saputo spronare, suggerire, criticare anche, lo schieramento di cui si considera parte. Tutti allineati a gridare “Al Lupo ! Al Lupo !” ma neanche uno che si preoccupasse almeno di suggerire che andavano chiusi i cancelli, sempre che si fosse ancora in tempo. E’ questa la parte più preoccupante di questa deriva, di questo slittamento verso un governo che poco potrà fare sul piano dell’economia e dei rapporti internazionali perché  lì si che c’è chi sta col fucile spianato pronto a colpire chi deflette dai binari tracciati,  sia in un senso che nell’altro (come ha dimostrato la infelice conclusione della bizzarra iniziativa britannica di taglio delle tasse finanziato col debito pubblico,  rasa al suolo in una settimana  dagli ormai onnipotenti mercati finanziari) . Ed allora su cosa potrà agire Donna Giorgia con i suoi fidi (?) se non su quella parte dei diritti civili che sono stati per tanto tempo cemento di quel fronte nazionalista  (asseritamente) difensore delle vecchie e sane tradizioni  ? Se accadrà ( e probabilmente accadrà) allora sì che ci sarà da rispondere, nelle strade e nelle piazze secondo democrazia e volontà generale. Allora sì che si dovranno scuotere le coscienze. Ce la faremo o assisteremo ancora alla sfilata di pensose, sdegnate, rituali ed auto incensanti reprimende letterarie ?