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E’ iniziata l’avventura del governo Meloni. La composizione dell’esecutivo e la ridenominazione di alcuni ministeri hanno fatto sobbalzare parecchi che hanno iniziato a gridare all’allarme democratico, al rischio per i diritti civili, all’eccessiva preponderanza di figure indiscutibilmente riconducibili a profili di destra.  Francamente ciò che stupisce è lo stupore. Le urne il 25 settembre hanno decretato senza il benché minimo dubbio la schiacciante vittoria prima di tutto di Fratelli d’Italia e poi della coalizione che intorno a questo partito si era coagulata e dove, si sosteneva alla vigilia del verdetto elettorale, la figura moderata era rappresentata da Silvio Berlusconi ( che è tutto dire..) Ebbene, conquistato il diritto a governare Giorgia Meloni e i suoi sono stati assolutamente conseguenti nelle scelte. In questo si può dire che,  nel  loro modo di vedere le cose che personalmente non condivido  ma che hanno il diritto di esercitare entro i limiti del sistema democratico, questa è gente seria.  Ha vinto la destra è si fa un governo di destra. Nessuna pretesa di ecumenismo, nessun cedimento sulla via del compromesso. Conforta in questo anche il parere della nota politologa Nadia Urbinati che intervistata a “La 7” ha affermato” Finalmente qualcuno che si schiera e si dichiara di parte come dovrebbe essere sempre nella sana competizione elettorale. Poi sarà giudicata ovviamente e come dev’essere per ciò che fa”. E dunque una volta ancora ci troviamo davanti ad una lettura discutibile da parte della sinistra che impantanata nell’ennesima palingenesi  minaccia un’opposizione feroce che già è stata contraddetta dal voto per l’elezione del  Presidente del Senato. Non è sbagliato che la prima leader del donna in Italia abbia portato avanti senza la minima esitazione le sue idee ed i suoi uomini o donne, anche quelli più discutibili come la neo-ministro della famiglia. Ha sbagliato la sinistra quando ha avuto la possibilità di farlo a non comportarsi da sinistra. A partire dalla legge sul  conflitto d’interessi,  per passare dai vari provvedimenti sui diritti e per finire su una più incisiva azione anti-evasione e nella direzione di una sostanziale ed effettiva perequazione sociale.  Il rilancio di una vera sinistra passa attraverso il recupero di quell’intransigenza ideale che era patrimonio delle vecchie formazioni storiche e che è finita annacquata tra i vari “ma-anchismi”, la ricerca di pluralismi eccessivi ed una mancanza di risolutezza che ha preso, della parte democristiana confluita nel PD,  soltanto lo smanioso attaccamento alle poltrone e non anche la capacità camaleontica di costituire comunque un riferimento per il proprio elettorato. Se almeno quanto sta accadendo servisse da lezione ( se non da esempio) invece di strillare, rigorosamente immobili,  per la scoperta dell’acqua calda….