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E’ il tempo del gessetto e della lavagna, la rivincita dei capoclasse. Ormai chiunque si sente in diritto, ma direi ancor di più in dovere di tracciare una linea, come si faceva una volta nelle scuole  e classificare persone, cose, eventi secondo una dicotomia implacabile: da una parte i buoni, dall’altra i cattivi. Il metodo delle discussioni da bar è ormai approdato tra giornalisti, specialisti, politici. La deriva è ormai a livello internazionale  non solo limitata alle questioni di casa nostra. Quale che sia l’argomento da trattare ci si ferma al titolo. Lo svolgimento non c’è, il confronto nemmeno. Si assiste un po’ attoniti alle rispettive elencazioni di ragioni che non contemplano l’ascolto, che non prevedono dialettica ma solo la presunzione  sorda delle certezze. E’ accaduto per l’invasione russa in Ucraina, accade sui migranti, persino sulle nomine (da sempre) telecomandate ai vari incarichi della pubblica amministrazione o della televisione e adesso sulla tragedia bifronte della guerra israelo-palestinese.  Le piazze seguono secondo schema rispettivo. Chiunque si azzardi a coltivare il seme del dubbio è immediatamente etichettato come filo-russo, comunista ( in questo caso seguendo il valore negativo dell’accezione tutta berlusconiana del termine che ignora volutamente la storia delle idee) , antisemita  o guerrafondaio. Le opinioni ormai non si confrontano più ma si specchiano l’una sull’altra scivolando sulla china sdrucciolevole degli slogan facili da memorizzare, facili da ripetere ma mai verificati nella loro rispondenza alla realtà.  Il quadro che ne deriva è desolante. Niente è esposto in maniera completa, su niente si riesce ad avere un quadro completo dei valori e delle poste in campo salvo che faticosamente non si vada a caccia della pluralità di pensieri che con molta attenzione vengono reciprocamente occultati. Viene da chiedersi : cui prodest ? Chi trae vantaggio da questa estremizzazione degli schemi di ragionamento la cui semplificazione arriva fino al punto di annullare del tutto il senso stesso del pensare ( e con questo l’essenza più intima dell’essere uomo) ?  Sicuramente se ne avvantaggiano coloro che hanno niente da dire, niente da proporre al di là della facile battuta, dell’ironia non sempre felice, dell’arroganza spesso unico veicolo di comunicazione. Sicuramente se ne avvantaggiano coloro che sono abituati ad agire dietro le quinte, nascosti dal polverone creato da qualche provocazione verbale o legislativa. Sicuramente se ne avvantaggiano quelli che perseguono i loro interessi economici sottotraccia , che sia il mercato delle armi o una distorta geopolitica di dominio. Altrettanto certamente tutto ciò va a svantaggio di ciascun essere umano, progressivamente deprivato della sua caratteristica essenziale. Va a danno delle popolazioni massacrate sull’altare dell’oltranzismo alimentato dalla feroce semplificazione. Ma basterà accendere il computer o il televisore per sentire ripetere in diverse parafrasi i versi di una vecchia canzone di Edoardo Bennato “Arrivano i buoni, ed hanno le idee chiare ed hanno già fatto un elenco di tutti i cattivi da eliminar...Così adesso i buoni hanno fatto una guerra contro i cattivi, però hanno assicurato che è l’ultima guerra che si farà”