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Magari Giulia fosse l’ultima. Magari si avverasse quanto  ha scritto Cristina Torres-Càceres  dopo  il femminicidio di una ragazza di 19 anni in Messico  (  un testo tante volte citato in questa settimana che vale la pena leggere per intero). Magari  la grande mobilitazione di questi giorni segnasse davvero un cambio di passo, una presa di coscienza, una svolta culturale. Certamente la vicenda della studentessa di Vigonovo ho smosso qualcosa, anche per il coraggio e la fermezza del padre e della sorella che seppur travolti dal dolore hanno saputo e voluto indicare le colpe, le omissioni, i troppi silenzi e le troppe parole che frequentemente accompagnano gli episodi di violenza fino all’oblio. Magari, dicevo, e lo dico perché invece già nei giorni immediatamente successivi si è udito lo stridore di commenti assurdi, il proliferare progressivo di distinguo grossolani o in punta di  retorica, ma tutti indirizzati a ricondurre l’episodio entro i parametri della follia omicida, del caso “particulare” , del ragazzo di cui non si era saputa cogliere la “stranezza”.   Tutto fa gioco presso certe latitudini ideologiche ( ma non solo) per non mettere sotto accusa il regresso culturale che ha investito la nostra società negli ultimi trenta anni, ovvero da quando si è andata affermando la centralità dell’edonismo,  il denaro come metro del successo personale, la dottrina  dei diritti assoluti scollegata da quella dei doveri. Negli anni 70-80 sebbene permanessero aree geografiche e mentali  nelle quali la parità tra i generi era ancora messa in dubbio, il fenomeno del femminicidio (L’ISTAT lo definisce il tipo di omicidio di donne, con la caratteristica della maturazione in ambito familiare o all'interno di relazioni sentimentali poco stabili)  non rivestiva le caratteristiche numeriche impressionanti degli ultimi 15 anni ( tanto da essere divenuto un elemento di osservazione stabile all’interno delle rilevazioni statistiche annuali). Nessuno si sarebbe sognato di pronunciare parole come quelle dell’ex “first-man” sui rischi di “incontrare il Lupo ” per le ragazze invertendo sostanzialmente l’onere della responsabilità. La cultura imposta da una ideologia deoideologizzata che pretende di svuotare di contenuto qualunque argomento riempiendolo esclusivamente di materia, di illusioni e di pretese ha finito con il trasformarci in un esercito di egoisti che disconoscono il valore della solidarietà quando non serve per finire in televisione o sui giornali. Siamo circondati da persone che sanno gridare solo “voglio” e che hanno abbandonato la coltivazione del dubbio e della sconfitta, per tacere dell’ignoranza pressoché totale di quel “tarlo mai sincero che chiamano pensiero”(cit. Guccini). Gli uomini poi, quelli sono vincenti solo se sono forti, belli, ed hanno donne “a disposizione”secondo modelli arcoriani mai archiviati.  E’ questo che ci hanno fatto diventare, è qui che trovano consenso certi imbonitori da mercato rionale assurti a livelli di potere un tempo inimmaginabili per tanta pochezza intellettuale, è qui che matura anche l’incapacità di accettare la libertà altrui e le scelte diverse soprattutto se vanno ad incidere su false certezze costruite su slogan di forza e dominio. Purtroppo certi argomenti tornano giorno dopo giorno, anche nelle politiche di chi vuol convincerci che una donna vale se dà figli allo Stato ( ..dove l’ho già sentita ?) mentre una donna vale. E basta. Ed in molti casi più di noi uomini.