Bercia nei social con noi!

Quel grido che ha lacerato l’aplomb del massimo teatro lirico nazionale nell’occasione-evento dell’anno e le reazioni ed anche le  “non reazioni” che ne sono seguite segnano definitivamente una differenza. Per anni è stato indicata come una sorta di snobismo il fatto di prendere le distanze da certe volgari approssimazioni,  un elitarismo radical-chic considerare la nostra Costituzione un perno attorno al quale far girare la nostra democrazia . Forse lo è anche stato quando ha significato rinchiudersi in certe torri d’avorio e rinunciare ad ascoltare, a parlare,  a contraddire. Ora non più. E’ bene  affermarlo con orgogliosa fierezza: c’è differenza. Si, c’è differenza tra chi considera l’antifascismo un valore costitutivo della nostra Repubblica e chi ne imita i modi, ne ricalca i contenuti o rifiuta semplicemente di pronunciare la condanna di quel regime e di quell’ideologia ricorrendo ogni volta a funambolici giri di parole per non perdere il consenso. C’è differenza tra chi crede in uno Stato di diritto dove il colpevole di un reato sia punito secondo la giurisprudenza e chi pensa sia giusto sdoganare il Far West della pistola libera. C’è differenza tra chi considera il lavoro non solo uno mezzo di sussistenza ma anche uno strumento di dignità umana e perciò ne pretende il rispetto del diritto e l’equo compenso e chi invece solletica a fini elettorali l’evasione fiscale e/o idealizza il profitto come metro del successo personale. C’è differenza tra chi, magari imprecando, sopporta i disagi degli scioperi perché sono un mezzo per far venire a galla i problemi, le iniquità, i disservizi e chi invece fa il “ganassa” imponendo limitazioni ad un diritto senza  accorgersi dello stato quotidianamente disastroso delle infrastrutture nazionali. E c’è differenza anche tra chi, uomo, si sente coinvolto nelle troppe violenze contro le donne,  anche se lui non alzerebbe mai un dito ma sa ammettere l’abisso culturale nel quale siamo stati ricacciati ( o dal quale non siamo mai usciti)  e tutti quelli ( e sì, anche donne..) che in queste settimane segnate dall’evento-simbolo dell’assassinio di Giulia Cecchettin si sono esercitati in distinguo tra il colto ed il volgare.  E c’è differenza anche tra chi va in Chiesa ed ascolta il Vangelo e sa che parla di perdono, di accoglienza dello straniero, di sostegno ai deboli da parte dei forti,  di amore disinteressato e di rispetto e chi invece prima sventola rosari e Crocifissi poi espone idee razziste, discriminatorie, esaltatrici di un egoismo a tutto tondo. C’è differenza tra chi vorrebbe un mondo senza frontiere, contraddistinto dal comune sentimento dell’unicità dell’essere umano e chi invece vorrebbe seminare fili spinati.  Certamente molti, anche tra coloro che coerentemente e legittimamente  coltivano un’idea più conservatrice della società, rientrano tra quelli che apprezzano queste differenze. A loro e a noi, insieme,  il compito di emarginare gli estremismi che ci ricacciano indietro di cento anni . Serve una reazione comune come fu all’epoca del terrorismo rosso e nero a tutela delle nostre istituzioni vilipese da personaggi indegni. W l’Italia antifascista