Bercia nei social con noi!

Per arrivare a comprendere che non ci sono più i comici di una volta non c’era bisogno di aspettare l’infelice uscita di Pietro Diomede, un tizio che di professione vorrebbe fare ridere, ma che alla prova dei fatti riesce soltanto a trasmettere una tristezza sconfortante.

Diomede ha dedicato un paio di tweet a Carol Maltesi, la 26enne pornostar nota con il nome di Charlotte Angie, barbaramente uccisa nel Milanese dal vicino di casa Davide Fontana e poi fatta a pezzi e gettata in un dirupo nel Bresciano. Una vicenda macabra che richiederebbe un pietosissimo velo di silenzio, ma un idiota è come un diamante, è per sempre, quindi non si ferma davanti a nulla. Il giorno in cui è stato fermato il killer, il presunto comico ha pubblicato sul suo profilo due tweet sulla vicenda. "La prima volta che ho sentito l'espressione gioco erotico finito male è stata al mio battesimo", ha scritto nel primo. Poi siccome non aveva fatto ridere e non se l’era filato nessuno ha deciso di alzare il livello dello scontro e ha calato il carico da dieci: «Che il cadavere di una pornostar fatto a pezzi venga riconosciuto dai tatuaggi e non dal diametro del buco del culo non gioca a favore della vittima». Un condensato di volgarità e ignoranza senza precedenti, un commento imbarazzante su una tragedia dai risvolti raccapriccianti. Che un imbecille di queste proporzioni faccia parte del cast di Zelig, una delle trasmissioni di punta dei canali Mediaset, ci fa capire a che livello di bassezza sia arrivata la tv italiana. Durissimo il tweet di Alessandro Gassmann: «Signor Pietro Diomede io penso che lei rappresenti a pieno, il gradino più basso e repellente della specie umana. Si vergogni e chieda scusa alla famiglia della vittima». Il Tweet del mancato comico non è ancora stato cancellato, quindi deduciamo che il diversamente intelligente Diomede non si sia affatto vergognato, anzi c’è da credere che sia felice, tronfio di tanto rumore. Zelig nel frattempo ha deciso di escludere l’esibizione di Diomede in programma il prossimo 12 aprile. E pensare che in Italia abbiamo avuto grandi comici, ne ricordo soltanto alcuni: Totò, Paolo Villaggio, Gigi Proietti, Massimo Troisi, Aldo Fabrizi, Walter Chiari, artisti che studiavano recitazione e mimica, fior di professionisti che si esercitavano per ore sulle tecniche dell’improvvisazione. Prendete per esempio Fantozzi, era la perfetta caricatura dell’italiano medio, del borghese che vinceva un concorso, grazie alla provvidenziale spintarella, per andare ad occupare un posto da burocrate, sempre pronto a genuflettersi davanti al capoufficio, al politico o al potente di turno. Si rideva fino alle lacrime, non solamente per la bravura recitativa e caricaturale di Paolo Villaggio, ma anche perché ci guardavamo intorno e vedevamo una miriade di Fantozzi, tante persone con le quali eravamo costretti a confrontarci e a farci i conti quotidianamente. Ridevamo per la genialità della battuta, grazie a professionisti con un grande bagaglio culturale, capaci di cogliere il senso del ridicolo con intelligenza ed eleganza. L’umorismo che colpisce è quello che ti fa ridere cinque minuti e poi ti fa riflettere per il resto della giornata. Ho visto sempre il comico come un eroe, un guerriero senza macchia né paura, che combatte contro l’intera umanità che si prende sempre troppo maledettamente sul serio. Se ci pensate è il peccato originale del mondo: se l’uomo delle caverne fosse stato capace di ridere la storia sarebbe stata diversa, oggi non ci sarebbero armi e guerre, ma libri e teatri. Pietro Diomede è l’antitesi della comicità, è la logica conseguenza dei nostri tempi tristi e senza cultura. Per lui finalmente si spengono le luci della ribalta, può sempre rendersi utile in qualche miniera del Congo ad estrarre cobalto a mani nude, sarebbe l’ennesima conferma che spesso si chiude una porta ma poi si spalanca un portone. Forse la definizione più azzeccata della comicità appartiene al grande romanziere Romain Gary: «L’umorismo è un’affermazione di dignità, una dichiarazione della superiorità dell’uomo su tutto ciò che gli accade». Chapeau monsieur Gary!