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Abou era un ragazzo della Costa d’Avorio di soli 15 anni, salvato in mare da una nave della Ong Open Arms dopo aver attraversato il deserto e poi il Mediterraneo in cerca di una vita migliore.

Sul corpo portava i segni delle violenze e delle torture subite nei lager libici. Si era sentito male il 18 settembre a bordo della nave in quarantena in attesa dei controlli. I medici presenti sull'imbarcazione si erano resi immediatamente conto dello stato critico del ragazzo, da qui la richiesta alle autorità italiane di farlo sbarcare per affidare le cure del caso ad un ospedale. L’autorizzazione però è arrivata soltanto il 30 settembre, dopo tutti i controlli anti Covid-19. Abou viene immediatamente trasportato all'ospedale Cervello di Palermo, ma è già in coma. In rianimazione non c’è posto e quindi viene trasferito all’ospedale Ingrassia. Il giovane ivoriano non ce la fa e muore. La tutrice del ragazzo e gli avvocati hanno presentato una denuncia presso la Procura di Palermo, vogliono sapere se sarebbe sopravvissuto nel caso in cui fosse stato repentinamente trasportato in una struttura sanitaria. Il deputato di Liberi e Uguali Erasmo Palazzotto ha presentato un’interrogazione per chiedere al Governo italiano di fare chiarezza su questa ennesima tragedia. Anche i forum antirazzisti di Palermo si sono mossi, con una fiaccolata per ricordare Abou e per chiedere la modifica delle attuali procedure di accoglienza dei migranti, affinché non si ripetano drammi come questo. Il numero dei medici dedicati ai controlli delle persone in quarantena è assolutamente insufficiente, un solo medico ogni 600 migranti. Pare ovvio e scontato che le procedure vadano a rilento, a volte ci vogliono due o tre settimane per completare l’iter sanitario. A tutto questo aggiungiamo la totale inadeguatezza delle navi come luogo dove prestare assistenza in caso di necessità e, non ultima, la sottovalutazione della gravità delle condizioni del passeggero. Abou avrebbe avuto bisogno di cure immediate, ma le richieste della sua tutrice e dei suoi compagni di viaggio sono cadute nel vuoto. Un ragazzo che sognava la libertà non c’è più, chiedeva soltanto di vivere in un mondo migliore, ma purtroppo ha trovato il paese sbagliato, il nostro. Siamo in attesa di un post del comandante Salvini sull’argomento, ma da lui e dalla stragrande maggioranza delle testate giornalistiche italiane nessuna menzione sull’accaduto.