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“Sapesse contessa /Che cosa mi ha detto/Un caro parente dell'occupazione/Che quella gentaglia rinchiusa là dentro/Di libero amore facea professione/Del resto mia cara, di che si stupisce/Anche l'operaio vuole il figlio dottore/E pensi che ambiente ne può venir fuori/Non c'è più morale, contessa”. No, non è una delle ultime esternazioni della ministro Roccella o di qualche altro esponente governativo. Non è nemmeno l’ultima sortita di uno dei “maitre à penser” dell’attuale maggioranza come Flavio Briatore, sebbene le sue dichiarazioni alla trasmissione televisiva “Cartabianca” non vadano tanto lontano,  nella forma e nella sostanza, da quanto scritto sopra. Quelli citati sono invece i versi di (una volta) famosa canzone di protesta composta da Paolo Pietrangeli nel 1966. Ciò che stupisce è che leggendoli non sorprenderebbe di trovare le stesse affermazioni ( nell’originale ovviamente vergate in senso ironico)  nella cronaca quotidiana di una qualunque delle nostre settimane. La progressione dell’assalto ai diritti civili ed il consolidamento del privilegio del denaro paiono irresistibili. Già picconati da spacciatori di finto progressismo,  i diritti del lavoro vengono scambiati con agevolazioni al profitto, meglio se esentasse (“Che roba contessa all'industria di Aldo/Han fatto uno sciopero quei quattro ignoranti/Volevano avere i salari aumentati/dicevano pensi, di essere sfruttati/.Ancora Pietrangeli ndr) . I diritti delle donne menomati da un neo-oscurantismo crescente.  Il riconoscimento, che si credeva acquisito, della libertà di amare secondo inclinazione più che di procreare messo in questione da rivendicati martellamenti neo-natali ( figli alla Patria? ). Attendiamo a breve il ripristino della retorica dell’”angelo del focolare” e siamo a posto. Nella più diffusa indifferenza, coltivata accuratamente con anni di benaltrismo ( da sinistra) e di edonismo ( da destra) ci stiamo rimangiando mezzo secolo di faticose conquiste. Quasi in contemporanea il Senato nega il processo per Salvini che avrebbe ( la decisione di merito sarebbe spettata al magistrato, quindi nessun pre-giudizio )  diffamato Carola Rackete nella famosa vicenda della “Sea-Watch” del 2019. E’ consentito invece al medesimo ministro querelare Roberto Saviano per identico ipotetico reato. Quella di difendersi non nei processi ma dai processi è storia già vista, ideata dall’ideologo principe di questa decadenza morale che ci trascina sempre più a fondo, ma il moltiplicarsi di questi episodi non fa che istituzionalizzare di nuovo, dopo vani tentativi di rimonta verso l’equità, la famosa frase di Gioacchino Belli, ripresa da Onofrio, Marchese del Grillo, volutamente  ignorato dalle guardie che invece arrestavano i popolani con i quali era rimasto coinvolto in una rissa   “ Io so’ io e voi nun siete un cazzo! “